Versamento utenze e TARSU insufficienti per bonus prima casa

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La Suprema Corte di Cassazione, mediante la Sentenza n. 10072 del 10 aprile 2019, ha stabilito che l’accesso alle agevolazioni prima casa resterà precluso per il contribuente che (senza residenza) abbia dato dimostrazione del suo effettivo utilizzo dell’immobile portando in giudizio le bollette condominiali pagate e la TARSU.
I giudici del Palazzaccio hanno così accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate e ribaltato la sentenza dei giudici di merito.
Secondo il giudizio della VI Sezione Civile della Corte di Cassazione, il requisito della destinazione del nuovo immobile ad abitazione principale è da considerarsi riferito al dato anagrafico e non meramente fattuale, quindi non può desumersi dalla produzione di documenti di spesa come le spese condominiali e le utenze in luogo della certificazione anagrafica.
Nello specifico caso, dalla parte contribuente risultava non comprovato il fatto che il mancato perfezionamento della procedura di iscrizione anagrafica nel Comune (sito dell’immobile acquistato) avesse cause estranee alla responsabilità della ricorrente per inadempienze burocratiche; quindi non costituiva circostanza sufficiente a dare prova dell’effettivo cambio di residenza, idoneo a superare il dato anagrafico, il pagamento delle utenze e della TARSU.
Pertanto per i giudici di Piazza Cavour non si è potuto far altro che cassare la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Commissione Tributaria Regionale in diversa composizione.

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